Gruppo di Lettura

Chi siamo?

Siamo il gruppo di lettura del Machiavelli, ragazzi e ragazze pieni di iniziativa che propongono un progetto per leggere insieme, coltivando la mente. 

Cosa facciamo?

Ci riuniamo insieme a scuola un venerdì al mese dalle 13:30 alle 15 per dibattere su un libro che abbiamo precedentemente scelto insieme.

Leggiamo di tutto: fantasy, gialli, classici, romanzi, qualsiasi libro ci ispiri è ben accetto. 

Invitiamo tutti gli studenti e i docenti, che come noi hanno il desiderio di confrontarsi e condividere un'esperienza di lettura e dibattito, a partecipare agli incontri: non è necessario aver letto il libro del mese per partecipare (anche se è caldamente consigliato...).

Dove cercarci?

Siamo in molti angoli di questa scuola: in atrio con l'iniziativa di book sharing, sul giornalino della scuola e sul sito. Proponiamo tante attività ispirate alla lettura!

Vuoi partecipare?

Ecco il calendario dei nostri incontri e il libro del mese. 

3 Marzo: Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray

 

31 Marzo: Paola Mastrocola, L'amore prima di noi

Ecco raccolte in un video le nostre riflessioni dopo questa appassionante lettura!

L’amore prima di noi… o FRA di noi?

Sapevate che è approdato anche al Machiavelli un Gruppo di lettura? Se sì molto bene, spero siate dei nostri, se no spero che lo sarete. 

Ma chi siamo? Siamo un gruppo di studenti (ma sono benvenuti anche i professori) che si incontrano ogni mese per parlare di un libro in modo conviviale, come se fossimo al bar fra amici. Avete presente il giornale illuminista Il Caffè dei fratelli Verri? Ecco il nostro Gruppo si fonda sullo stesso modello: una chiacchierata leggera che però accende la mente. Non mi dilungherò oltre sulla nostra presentazione, se siete interessati ci trovate in vari angoli della scuola: il sito, il canale YouTube, in atrio con il book sharing e qui, su La Macchia, vedrete che alla fine non ne potrete più di noi. 

Oggi sono qui per parlarvi del nostro ultimo incontro, in cui l’oggetto della discussione era L’amore prima di noi di Paola Mastrocola, un libro che rivisita in chiave moderna i miti d’amore dell’Antica Grecia da Eos e Titone a Elena e Paride, da Orfeo ed Euridice a Medea e Giasone. “Sì, ma se riguarda i miti antichi e per di più noti e stranoti, perchè dovrei leggero?” vi chiederete, e io sono qui per dirvelo, così che possiate decidere se fa al caso vostro, quindi ricominciamo la sua presentazione.

Com’era l’amore prima di noi, ai tempi dei Greci? Ci aspetteremmo che l’amore sia molto diverso se fra loro e noi sono passati ben 2200 anni, ma è davvero così? Sicuramente a quel tempo l’amore era carnale e soprattutto vi era l’idea della donna-oggetto e dell’uomo che prende quello che vuole (solo allora?), che il libro rende velatamente ma chiaramente. Ma se c’è una differenza così grande fra noi e loro, perché ancora oggi si leggono i miti? Troviamo la risposta nella definizione stessa di “classico”: qualcosa che parla di noi anche se è stato scritto secoli fa, sempre attuale. In questo libro emerge infatti l’umanità di tutti i personaggi, anche degli dei, probabilmente i più lontani di tutti dalla perfezione. I dialoghi potrebbero essere avvenuti fra una qualsiasi coppia di persone, i pensieri, le sensazioni sono quelle comuni a tutti noi quando siamo innamorati: “Un giorno Zeus guardava il mondo sotto di sé, e si chiedeva in quale forma bisognasse amare.”. La Mastrocola rende l’amore un tema accessibile a tutti, lo tratta in modo semplice, ma profondo e tremendamente reale, così reale che travolge anche chi legge nelle passioni degli eroi e delle eroine, così reale che non si parla più solo dell’amore ma della vita degli uomini: del viaggio, del tradimento, della vendetta, della passione, della bellezza e mille altre cose ancora. Allora tu diventi Persefone, che sceglie di mangiare la melagrana perchè non vuole lasciare l’Oltretomba, poichè “Aveva imparato che l’amore è anche ombra: è amore di quel lato oscuro che non è morte, ma l’altra faccia della vita.” Oppure diventi  Admeto, la cui moglie Alcesti dona la sua vita per lui, che “guarisce dalla sua malattia mortale, la Morte ha preso Alcesti al posto suo, e lui è vivo. Inutilmente vivo. Si aggira per la casa vuota come un’ombra. Non ha più un corpo, non ha più nemmeno la volontà di vivere. [...] Vorrebbe continuare a vivere insieme a sua moglie, da morto”. 

Non siamo forse noi in queste pagine, con altri nomi e un’altra vita, ma pur sempre noi? Questi miti parlano di Ade che sembra il fratello più debole, quello col Regno dei Morti e che per questo apprezza le piccole cose, ma è l’unico che alla fine del Mondo regnerà su tutto; parlano di Pigmalione innamorato della sua statua perfetta, che non capisce quanto sia vana la bellezza esteriore; parlano di Psiche che vive l’amore ideale, ma che non riesce a frenare la curiosità di vedere il suo amante e così rovina tutto. 

Questi siamo noi, solo raccontati con parole più poetiche e con i sentimenti rischiarati dalla luce della letteratura. 

 

5 Maggio: Ray Bradbury, Fahrenheit 451

Cosa vuol dire Fahrenheit 451? È la temperatura a cui la carta brucia. E perché la carta dovrebbe bruciare? Perché in un futuro distopico, immaginato da Ray Bradbury nel 1953, i libri sono proibiti e per eliminarli vengono bruciati. Siamo a Los Angeles nel 2022 e la TV la fa da padrona nelle vite delle persone, ipnotizzate dai teleschermi affissi sulle pareti: le immagini della TV proiettano una “famiglia” di cui ognuno entra a far parte da casa propria. La “famiglia” dialoga, lasciando lassi di tempo silenziosi per replicare, costruendo così una conversazione. La TV con i suoi programmi e la sua famiglia tiene compagnia. Le persone dovrebbero essere felici: private di ogni possibile sofferenza, come appunto i libri, non hanno più stimoli negativi. Eppure ogni giorno molti si suicidano: chi assume quantità eccessive di pillole per dormire per non svegliarsi più, chi si spara alle tempie, chi si fa iniettare dal proprio cane robotico un anestetico letale. È questa allora la felicità?

È vero, tutto il dolore esterno è stato rimosso, ma questa realtà anestetizzata non impedisce il collasso emotivo delle persone, che sono diventate quasi automi senza emozioni e pensieri propri. La noia non esiste più e non si ha più modo di pensare, di sviluppare un pensiero critico. Ecco perché le persone muoiono: non c’è niente che le distrugge dall’esterno, ma si ripiegano su se stesse.  Raggrinziscono come frutta disidratata, private non dell’acqua, ma di una forza altrettanto vitale: il senso della vita. Avete presente quella persona che quando la vedi le brillano gli occhi? Quella scintilla è la vita che le scorre dentro, che le dà la forza di alzarsi ogni giorno e di affrontare la giornata. È il fuocherello dell’Io che emerge in superficie, affacciandosi dalla finestra degli occhi per dire “io sono qui ed ora e sono pronto per la vita”. In quel mondo distopico il fuoco brucia sì, ma brucia le pagine dei libri dicendo <<Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce>>. Il fuoco però non pulisce, il fuoco cancella. Cancella le storie delle persone, storie reali o immaginarie ma che raccontano qualcosa dell’Uomo. Quelle pagine hanno un grande potere: possono farti soffrire, ma possono anche farti gioire, possono farti disgustare o appassionare, piangere o ridere, arrabbiare o rilassare, viaggiare o farti sentire capito. Però arricchiscono sempre perché, al di là delle nozioni che ti trasmettono, fanno emozionare e pensare, caratteristiche primarie della specie umana. Quella società è stata privata dei suoi stessi attributi, e con ciò è sparita la felicità, lasciando un grande vuoto. 

La domanda ora è: qual è il ruolo della letteratura nella società? Le risposte possono essere tantissime, ma quella che sento più mia è accendere quella scintilla nell’anima. Non si può immaginare niente di peggio che una persona spenta, che ha perso il senso dell’esistenza. Un libro si può amare o odiare, ma le parole di un altro mettono sempre in moto gli ingranaggi del cervello e fanno pulsare il cuore. Avete presente il topolino Remy di Ratatouille? In una scena del cartone lui assaggia ad occhi chiusi vari cibi, e nella sua mente appaiono immagini, colori e suoni, che lo ispirano a creare una ricetta strepitosa. Dunque le grandi idee provengono da uno scambio, da un confronto, dall’esperienza, perché una mente da sola è sterile. Se non si legge, o, in modo più esteso, se non si esplora il mondo, si corre il rischio di farsi manipolare e di perdere la propria autonomia. Invece il pensiero critico che nasce dal confronto con altre realtà plasma la nostra personalità e ci rende quello che siamo. 

Allora il mio invito è a non sdraiarvi sul letto dell’aridità coperti dall’indifferenza, ma a pensare, a essere curiosi, a chiedervi il perché delle cose e a emozionarvi, anche quando sarebbe più facile adagiarsi sul cuscino dell’indifferenza. 

Matt Haig, La biblioteca di mezzanotte

biblio mezzanotte

E se fra la vita e la morte ci fosse una seconda possibilità? 

È quello che succede nella biblioteca di mezzanotte. Nora Seed, la protagonista del romanzo, non sa cosa sia finché incontra Hugo che “vive” in quel limbo da molto tempo. Si tratta di un modo del cervello per razionalizzare il multiverso: esistono infatti infinite vite possibili per la stessa persona e tutte portano a una conclusione diversa. Ma come si può avere la possibilità di scegliere un’altra vita? Bisogna trovarsi fra la vita e la morte, in un limbo che può finire in ogni istante riportandoti indietro oppure ponendo una fine definitiva all’esistenza. 

Non per tutti è una biblioteca, ad esempio per Hugo è un negozio di videocassette, è soggettivo: si tratta di un luogo simbolico e significativo gestito da una persona che è stata importante nella vita passata dell’ospite. La mentore di Nora è Mrs. Elm, una simpatica vecchietta con la quale Nora giocava a scacchi durante gli anni scuola e che le era stata accanto durante la morte del padre. Le regole della biblioteca sono semplici: si può scegliere una nuova vita in base a un rimpianto del passato o un desiderio trascurato e si vive in quel mondo finché non ne si rimane delusi; ogni volta si torna alla biblioteca e si ha una nuova possibilità di scegliere. 

Perché si finisce nella biblioteca? I motivi possono essere vari, ad esempio Nora ha tentato di uccidersi ingerendo troppi antidepressivi. Inizialmente rifiuta di “provare” altre vite, ma poi la curiosità prende il sopravvento. Sposa il suo ex fidanzato, ma lui è un alcolizzato arrabbiato con mondo e pensa solo a sé stesso. Diventa una campionessa olimpica di nuoto, ma sua madre è morta e soffre di depressione. Impersona una pop star di successo, ma suo fratello è morto per overdose. Vive mille vite, ma può immaginare sempre qualcosa di meglio e torna alla biblioteca. Poi sembra piombare nella vita perfetta: è sposata con un uomo gentile che la ama con cui ha una figlia, sta scrivendo un libro, ha un ottimo rapporto con suo fratello e ha una routine serena. Rimane in questa vita più a lungo che nelle altre, forse è davvero quella giusta? I giorni passano eppure, anche se famigliarizza sempre più a con quella versione di sé qualcosa non va: non si sente nel posto giusto, quella vita non è sua, così scompare per tornare un’ultima volta nella biblioteca. 

Ma si può trovare una vita adatta a noi al 100%? Nora, o noi, può trovare una vita in cui si senta felice e non resti mai delusa, una vita perfetta? Per Nora no. Capisce che la vita giusta per lei è quella che stava vivendo e coglie la vera seconda possibilità che le viene concessa: riprendere la sua vita. Nora si sveglia e ora ha voglia di vivere, i suoi problemi e la sua depressione non sono scomparsi, ma ha una nuova forza adesso. Non è la vita perfetta, ma è sua e va bene così. Quello che non le piace può provare a cambiarlo e può puntare sulle cose che vanno bene. È lei che ha il potere sulla sua vita, è lei che decide cosa può ferirla. 

È una riflessione potente che non colpisce solo chi il dolore e lo strazio di Nora l’ha provato, ma anche chi non è soddisfatto della propria vita, chi si mangia le mani a causa dei rimpianti. Non si può avere una vita alternativa e anche se una biblioteca di mezzanotte esistesse davvero, non si potrebbe rimanere lì per sempre. Questa è l’unica vita che ci è concessa ed è quella che dobbiamo rendere Nostra, quella che deve renderci soddisfatti. La felicità, i traguardi della vita si costruiscono di giorno in giorno e possono essere solo nostri. Quelle di Nora erano davvero versioni migliori di lei? Ha senso pensare a una versione migliore di sé? Oppure io sono quello che sono e basta? Nora era ingarbugliata nei rimpianti e in una grande insoddisfazione personale, ma ha avuto la forza di prendere quello che c’era davvero nella sua vita e di trasformarlo, dandogli una nuova direzione. La vita può sempre prendere una nuova piega, bisogna crederci ed essere resilienti. Si può migliorare ma non bisogna cadere nella trappola dell’ossessività, ci sarà sempre qualcosa che è stato meglio e qualcosa che sarà meglio, ma allora c’è anche qualcosa che è meglio di come è stato o sarà. 

 

1 Giugno: Patrick McGrath, Follia

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